Intervista ad Alessandro Guarnieri

-Cosa ti ha spinto a giocare a ping-pong?

“Come molte delle persone che giocano a tennistavolo, ho iniziato quasi per caso. Ero alla “Festa dello sport” insieme alla mia classe delle medie quando quello che sarebbe poi diventato il mio allenatore mi ha detto “sei bravo, perché non vieni a provare in palestra?”, frase che deve aver ripetuto ad almeno altri 300 bambini quel giorno. Giocavo anche a calcio, e per i primi anni ho continuato entrambi gli sport, prima di prendere la mia decisione definitiva. Quello che mi ha spinto a fare questa scelta è lo splendido rapporto che si stava creando con l’allenatore e i compagni di squadra, oltre all’ambiente positivo che fin da subito ha impressionato me e la mia famiglia.”

-Quali sono i tuoi più grandi risultati?

“Sono stato campione regionale Juniores nel mio ultimo anno nelle categorie giovanili, e per me è stato un grande traguardo poiché ho prevalso su avversari che ho sempre rincorso, data la loro maggiore esperienza. Oltre a questo ho vinto una medaglia di bronzo in doppio misto ai Campionati Regionali terza categoria ed altri tornei nazionali e regionali.
Ma la soddisfazione maggiore l’ho ricevuta quando sono stato convocato (anche se come sparring) in nazionale, prima giovanile e poi assoluta; è stato per me come un grande riconoscimento del mio percorso e del mio impegno.”

– Le sconfitte che ti hanno fatto più male?

“Ricordo in particolare quella ai campionati italiani giovanili nel mio ultimo anno juniores. Mi ero prefissato l’obiettivo di raggiungere una medaglia, e insieme al mio allenatore avevamo preparato un percorso per ottenere questo risultato, sicuramente ambizioso, ma non impossibile. Purtroppo il torneo non si è concluso come speravamo, non solo dal punto di vista del risultato, ma anche del gioco espresso in campo e la delusione è stata enorme.
Sono (siamo) però riuscito a riscattarmi, vincendo a fine stagione il titolo di campione regionale e la medaglia ai campionati italiani terza categoria e ricevendo le convocazioni in nazionale.
Questo episodio e periodo di delusione e difficoltà mi hanno sicuramente fatto riflettere sui miei errori, ma anche sulle mie potenzialità, e ciò mi ha permesso di migliorare, soprattutto sotto l’aspetto del controllo delle emozioni.”

– Cosa ti ha spinto a cominciare la carriera di tecnico, cambiando anche il tuo percorso di studi?

“E’ un’idea che mi ha sempre affascinato, ma non avrei mai pensato di cominciare così presto. La palestra in cui siamo da circa un anno richiede molte più forze ed impegno rispetto a prima, per questo io ed altri due ragazzi abbiamo deciso di impegnarci a dare una mano ad allenatore e società. Passare sempre più tempo in palestra con bambini e ragazzi mi ha fatto capire che questo è ciò che voglio fare, e ho quindi deciso di cambiare corso universitario e cominciare quello in Scienze Motorie e sono veramente contento di questa mia scelta.”

-Hai ancora degli obiettivi da giocatore? Se sì quali?

“Certamente; anche se in modo differente rispetto a prima la mia carriera da giocatore sta andando avanti, ed essere anche “dall’altro lato” mi sta aiutando a crescere e a maturare sotto molti aspetti, sia dal punto di vista del gioco che umano. Il mio obiettivo è quello di riuscire a vincere il campionato di serie B1 e riuscire a portare la mia società ad una storica e meritata promozione in serie A.”

-Quali sono le tue ambizioni da tecnico?

“Spero di riuscire a far crescere il più possibile questa società e di far conoscere e scoprire il tennistavolo come sport in tutto il territorio di Parma e provincia. Vorrei creare un settore giovanile sempre più ampio e competitivo, dove tutti i ragazzi possano crescere e divertirsi. Da un punto di vista più tecnico e pratico, il mio sogno è quello di portare alla vittoria della massima serie una squadra di ragazzi che ho “cresciuto” fin da piccoli.”

– Cosa ti senti di consigliare ad un ragazzo/a che sceglie di giocare a ping-pong? E cosa troverà in più rispetto ad un altro sport?

“Il tennistavolo in poco tempo è diventato la mia più grande passione, e sicuramente sarà così per gran parte della mia vita. E’ uno sport molto complesso sia a livello tecnico che emozionale e che richiede tempo, impegno e sacrifici, ma che ti permette di crescere e maturare molto sotto ogni aspetto se praticato con impegno e dedizione. E’ uno sport che ti mette sempre a nudo davanti a te stesso, davanti alle tue qualità e ai tuoi difetti, ti aiuta a conoscerti meglio. Spesso ti pone in situazioni difficili (sportivamente parlando ovviamente), in cui sei tu l’unico protagonista e solo tu puoi fare la differenza, senza contare sull’aiuto di nessuno, nel bene e nel male, e credo che questa sia una grande lezione di vita.
Oltre a tutto questo il ping-pong è divertimento,un modo per passare tempo insieme ad amici e compagni, un momento di distacco dalla vita di tutti i giorni, un luogo in cui in ogni momento si imparano cose nuove e si hanno esperienze indimenticabili.
E per fare tutto questo non serve essere dei fenomeni o essere dei campioni olimpici, basta dedicarsi con impegno e serietà, mettendoci anche un pizzico di follia, perché sognare non costa nulla ed è proprio sognando che si ottengono i risultati migliori.
Un ultimo consiglio lo voglio dare ai genitori e alle famiglie: l’ambiente societario è nel nostro sport come una grande famiglia, in cui tutti si aiutano e fanno la loro parte. È un ambiente che per fortuna non è stato corrotto dalle grandi somme di denaro che girano in molti altri sport, e tutti quelli che vivono all’interno di esso lo fanno quindi per pura passione (senza però trascurare l’aspetto professionale); credo proprio che questo tipo di ambiente sia quello ideale in cui poter far crescere i vostri figli.”